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BOLOGNA E LE SUE UNITA' DI MISURA

Il bolognese non ama le unità di misure precise. Probabilmente perché, molto prima di
Einstein, aveva intuito che tutto al mondo è relativo e per comprendersi più che i numeri
servono intelligenza e buon senso.

Così, girando per i mercati, non sentiremo mai dire un etto e venti, o un chilo e cento ma
un etto e sblisga, un chilo e sblisga. 
Lo sblisga infatti è un’unità di misura indefinita eppure
precisissima. È quel poco di più (o di meno) su cui nessuno obietterà mai nulla.
Se però quel poco di più è un po’ più dello sblisga ecco allora che si trasforma in un po’
dimondi. 
Se poi è ancora di più si arriva direttamente a dimondi e cioè molto (ma non
necessariamente troppo).

 Dopo dimondi passando per il poco usato dimondi dimondi 
 (che non è necessariamente il doppio) si arriva allo sbanderno.
 Quanto misura uno sbanderno?
Inutile cercare di saperlo ma se a Bologna qualcuno dice sbanderno sia che si parli di
mele, di persone o di soldi tutti capiscono che è una cosa grossa.
Ma se si vuole descrivere qualcosa di esagerato che superi il concetto di sbanderno,
quando si arriva al massimo oltre al quale non si può andare ecco che anche i bolognesi si
piegano alla forza dei numeri. O meglio di un numero.
 
A Bologna infatti il massimo dei massimi si dice semplicemente “del 32”.
 E del 32 va bene per tutto: un caldo del 32, un freddo del 32, un casino del 32, una puzza del 32, ecc. ecc.
Ciò che è stupefacente è che ho fatto una ricerca approfondita e nell’anno 32 di ogni
secolo passato l’unica cosa straordinaria che è accaduta è stata una spolverata di neve
nell’agosto del 1632.
 Insomma nessuna catastrofe, nessun evento che giustifichi tale modo di dire. Eppure quando un qualcosa è del 32 si può essere sicuri che non vi è nulla di più grande.
 Il perché resterà uno dei tanti misteri di questa strana città.

Naturalmente esistono molte altre unità di misura che vengono usate in ambiti specifici
perché è bene ricordarlo: i bolognesi sono sì indefiniti ma oltremodo precisi. 
 E così ecco il fracco (principalmente per le botte ma non solo),
 lo sbrozzo (usato più in generale) e la mòcia (per cose e persone).

Ma per far capire quanto tengano alla precisione i bolognesi ecco che si hanno unità di
misura anche per un evento naturale come la pioggia. 
Se è molto intensa viene chiamata batedo o battello, se di breve durata e non particolarmente intensa invece squasso (e nelcaso di una semplice spruzzata squassadino).

E qui c’è una strana contraddizione perché se lo squasso è l’unità di misura minore per la
pioggia è invece la massima unità di misura per la pratica onanistica maschile.
 Uno squasso di pugnette infatti è il numero massimo a cui può arrivare la resistenza
manovellica maschile.
A che numero corrisponde?  Questo è un altro mistero destinato a rimanere irrisolto.

Di Eros Drusiani
 

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