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LE ESEQUIE DI GIOSUÈ CARDUCCI

Giosue Carducci morì il 16 febbraio 1907 nella sua casa di Bologna. Appresa la notizia, la Camera del Regno sospese la seduta. L'Italia assunse il lutto per la scomparsa del poeta cantore del Risorgimento. I funerali si svolsero il 18 febbraio: ai cavalli che portavano il feretro furono fasciati gli zoccoli ed i fanali lungo il percorso erano accesi e guarniti di crespo. Piazza Maggiore e molte case private furono parate a lutto. La salma del poeta fu rivestita con le insegne della massoneria, alla quale Carducci fu affiliato: il Fratello Giulio Vita lo aveva assistito negli ultimi istanti di vita e molti massoni furono presenti alle esequie. Alla cerimonia parteciparono in massa i colleghi delle università di tutta Italia, gli allievi di tre generazioni, politici (tra cui Filippo Turati), il conte di Torino (Vittorio Emanuele Torino Giovanni Maria di Savoia), scrittori (Luigi Federzoni, Olindo Guerrini, Ferdinando Martini, Alfredo Oriani, Cesare Pascarella, Giovanni Pascoli, Renato Serra, Vittore Vittori... ). Due assenze furono notate, quelle di Gabriele D'Annunzio e di Vittorio Emanuele III.

Il corteo attraversò via Santo Stefano e giunse in Piazza Maggiore passando davanti alla Libreria Zanichelli. Dopo la cerimonia in Piazza il corteo raggiunse la Certosa attraversando via Ugo Bassi, Piazza Malpighi e via Sant'Isaia. Giovanni Pascoli così descrive il funerale: "Un lungo immenso corteo attraversava la città. Il gonfalone della gloriosa Università e quello del grande Comune erano alla testa. Seguiva il popolo d’Italia, ordinato, lento, mesto. Le bandiere che segnavano le sue divisioni e i suoi aggruppamenti, erano infinite, tricolori, verdi, rosse, nuove fiammanti, vecchie a brandelli; ma il dolore era uno". Pochi giorni dopo il Comune di Bologna ricevette in dono la sua casa e la sua ricca biblioteca dalla regina Margherita di Savoia, che ne era diventata la proprietaria.



 

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