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L'ASCENSORE ... DOPO IL COVID-19

ASCENSORE…..dopo il Covid 19

Chi avrebbe mai pensato che  sarebbe stato messo in discussione l'ascensore .

Il coronavirus ha innescato ,oltre a migliaia di morti, tante altre discussioni e riflessioni sul futuro della umanità

Assoproprietari ha quindi voluto riportare questo articolo molto originale che oltre a citare la storia, cita tante fonti che hanno pensieri al riguardo.

Sembra impossibile immaginare la nascita di questa New York,sarebbe impossibile andare al 60 mo piano con le  scale , questo vale per tutte le metropoli del mondo, per cui è difficile pensare alla attuale civiltà senza ascensore.

Questo non toglie il piacere di leggere l' originale  articolo sottostante.

Ringraziamo l'autore Rosario Spagnolello.

Tonino Veronesi

Presidente Assoproprietari  Bologna

L’ARCHITETTURA AI TEMPI DEL CORONAVIRUS: ASCESA E (POSSIBILE) DECLINO DELL’ASCENSORE

Se in tre è una folla, è il momento di ripensare a un nuovo galateo, una nuova legislazione e, soprattutto, una nuova architettura?

“A New York c'è un livello di densità che è distruttivo. Deve fermarsi e deve fermarsi ora. NYC deve sviluppare un piano immediato per ridurre la densità,” twitta allarmato Andrew Cuomo, l’attuale Governatore dello Stato di New York.

A causa della sua iper-densità la città è una delle più colpite dalla pandemia. Vedere in questi giorni le sue strade deserte colpisce particolarmente, perché nel suo immaginario New York è sempre gremita di gente, intasata e frenetica.

Questa condizione era stata descritta ed esaltata dall’architetto Rem Koolhaas nel suo libro Delirious New York (1978), considerato il manifesto retroattivo della Grande Mela. Il Manhattanismo è la teoria secondo cui la sua architettura è il paradigma per lo sfruttamento della congestione.

In questa storia, uno degli eventi fondamentale nella determinazione dell’immaginario urbano della metropoli è l’invenzione dell’ascensore, presentata nel 1870 dal Elisha Graves Otis.

L’ascensore ha consentito la corsa verso il cielo degli edifici, che sin dagli inizi del Ventesimo secolo si contendevano il titolo di “più alto del mondo”.

Fino a quel momento abitazioni e uffici ai piani alti erano considerati di poco valore, perché più difficili da raggiungere quotidianamente. Con i nuovi impianti, gli spazi in quota sono invece i più ambiti in quanto più luminosi, più ariosi, più silenziosi. Nel romanzo Il condominio di J.G. Ballard, questa differenza è portata all’estremo e rappresenta le divisioni profonde della società moderna. Lo scrittore britannico immagina faide tribali per il controllo di ascensori e scale, mentre i pianerottoli sono teatro di scontri fisici e barricate.

Fortunatamente ai tempi del Coronavirus non abbiamo visto lotte di questo genere. Anzi, è proprio a New York City che i cittadini stanno sperimentando nuovi protocolli di convivenza per gli edifici affollati. “In tre è una folla: ripensare il galateo degli ascensori di New York durante la pandemia di Coronavirus” è ad esempio il titolo di un articolo del magazine newyorkese Brick Underground. “Non è scortese evitare di salire su un ascensore occupato, o se ci si è già, chiedere alle persone di usare l’ascensore successivo, o anche aspettare di essere usciti dal vano prima di entrare” scrive l’imprenditore Peter von Simson.

L’ascensore è al centro delle analisi anche del critico inglese Oliver Wainwright, che su The Guardian immagina “una nuova legislazione per ridurre l’occupazione di ascensori e lobby, in modo da ridurre al minimo il sovraffollamento. Tutto questo potrebbe avere grandi effetti a catena sugli skyline, in quanto i grattacieli diventerebbero più costosi da costruire e meno efficienti.”

Wainwright ha anche interpellato Arjun Kaicker, responsabile di Analytics & Insights presso lo studio Zaha Hadid Architects. Con il suo team l’architetto lavora a varie proposte per l’architettura del post-coronavirus, tra cui dei nuovi ascensori smart, che è possibile chiamare attraverso lo smartphone, riducendo il numero di contatti con le superfici.

“Il presente di New York è così poderoso che il passato si perde”, scriveva l’americano John Jay Chapman nel 1909. Rileggere oggi questa frase ci fa pensare che un evento come il Coronavirus potrebbe addirittura cambiare l’identità metropolitana della Grande Mela, partendo dal cuore dei suoi edifici: gli ascensori.

Fino a quel momento abitazioni e uffici ai piani alti erano considerati di poco valore, perché più difficili da raggiungere quotidianamente. Con i nuovi impianti, gli spazi in quota sono invece i più ambiti in quanto più luminosi, più ariosi, più silenziosi. Nel romanzo Il condominio di J.G. Ballard, questa differenza è portata all’estremo e rappresenta le divisioni profonde della società moderna. Lo scrittore britannico immagina faide tribali per il controllo di ascensori e scale, mentre i pianerottoli sono teatro di scontri fisici e barricate.

Fortunatamente ai tempi del Coronavirus non abbiamo visto lotte di questo genere. Anzi, è proprio a New York City che i cittadini stanno sperimentando nuovi protocolli di convivenza per gli edifici affollati. “In tre è una folla: ripensare il galateo degli ascensori di New York durante la pandemia di Coronavirus” è ad esempio il titolo di un articolo del magazine newyorkese Brick Underground. “Non è scortese evitare di salire su un ascensore occupato, o se ci si è già, chiedere alle persone di usare l’ascensore successivo, o anche aspettare di essere usciti dal vano prima di entrare” scrive l’imprenditore Peter von Simson.

L’ascensore è al centro delle analisi anche del critico inglese Oliver Wainwright, che su The Guardian immagina “una nuova legislazione per ridurre l’occupazione di ascensori e lobby, in modo da ridurre al minimo il sovraffollamento. Tutto questo potrebbe avere grandi effetti a catena sugli skyline, in quanto i grattacieli diventerebbero più costosi da costruire e meno efficienti.”

Wainwright ha anche interpellato Arjun Kaicker, responsabile di Analytics & Insights presso lo studio Zaha Hadid Architects. Con il suo team l’architetto lavora a varie proposte per l’architettura del post-coronavirus, tra cui dei nuovi ascensori smart, che è possibile chiamare attraverso lo smartphone, riducendo il numero di contatti con le superfici.

“Il presente di New York è così poderoso che il passato si perde”, scriveva l’americano John Jay Chapman nel 1909. Rileggere oggi questa frase ci fa pensare che un evento come il Coronavirus potrebbe addirittura cambiare l’identità metropolitana della Grande Mela, partendo dal cuore dei suoi edifici: gli ascensori.

Di Rosario Spagnolello

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