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RAGIONAMENTI SU ALCUNI ASPETTI DELLA VITA BOLOGNESE DOPO IL COVID-19.

Riceviamo dall'amico Vittorio la lettera sotto riportata.
Nella prima parte esprime molto pessimismo sul nostro futuro.
Nella seconda parte cambia completamente argomento lanciando un progetto  avveniristico,una sorte di  tappeto mobile che in parte nel centro storico risolverebbe  la questione autobus ed auto, in particolare sotto le due torri ed in via Rizzoli.
Non abbiamo la minima idea  se sia possibile ( ho avuto segnali positivi e negativi) aspettiamo magari altri pareri  sulle possibilità realizzative e ci auguriamo che si diano vita a molte iniziative nuove che rilancino la città.
E' con idee nuove e un pochino strampalate che la civiltà ha fatto progressi insperati.

Tonino Veronesi
Presidente Assoproprietari

Ragionamenti a ruota libera su alcuni argomenti riguardanti aspetti della vita bolognese nel contesto dei cambiamenti indotti dalle nuove regole dettate in seguito alla pandemia derivata dal Coronavirus

Anche ammesso si possa tornare a condizioni “normali”, lo scossone procurato dall’alterazione delle pratiche usuali di vita a cui tutti eravamo abituati ci trova spiazzati sotto diversi fronti: dal punto di vista economico, sociale e dei rapporti sia interpersonali che verso le istituzioni. Utilizzando la sola lente del pessimismo, il nostro  futuro sarà depauperato di tante  facilitazioni che  la società moderna ci aveva proposto e a cui ci eravamo omologati. Le prospettive, valutate in conformità con i numeri che ci danno gli istituti statistici e misurate  secondo gli elementi della consuetudine, ci portano a prevedere  un futuro a dir poco disastroso: stiamo per cadere in un baratro economico dal quale non sarà possibile riemergere se non mutando alcuni modelli che oggi ci appaiono fondamentali: è necessario cambiare l’angolo di prospettiva.- Solo convertendo alcune logiche a cui  siamo assuefatti possiamo trovare una via d’uscita dall’angolo in cui le circostanze ci hanno costretto. E’ pur vero che a questo punto non ci siamo arrivati solo per fatalità, ma non risolveremo le cose piangendoci addosso e accusando il perfido destino che ci perseguita assegnandoci il Covid-19 .
Pensiamo piuttosto che siamo ad un punto di svolta della nostra storia e rendiamoci disponibili ad affrontare la situazione sfruttando l’occasione per quanto ci può offrire di positivo.
E’ chiarissimo che il mondo intero si sta trovando in difficoltà  e che quindi tutti dovranno  fare i conti con realtà diverse rispetto ai canoni vigenti fino alla situazione pre Covid-19: chi riuscirà ad adattarsi alle nuove condizioni potrà avere prospettive di crescita , tutti coloro che contano di potere svilupparsi applicando le condizioni ante crisi avranno un’amara delusione.
Fatte dunque queste premesse possono acquistare dignità  ragionamenti che esulano dal conformismo e prendere spazio idee eccentriche; progetti apparentemente irrealizzabili potrebbero essere affrontati anche se giudicati precedentemente  antieconomici, non fosse altro che per la scarsa propensione nei bilanci pubblici ad investire somme ritenute elevate.

In tanti anni il disegno di pedonalizzare il centro di Bologna  è stato proposto, accarezzato, anche votato ma non si è avuta ragione di metterlo in atto. I veicoli, a partire da quelli individuali, fino a quelli di trasporto collettivo, hanno  negli anni aumentato le loro dimensioni e quindi l’ingombro; l’aumento del traffico e i sistemi di regolazione  e dissuasione (semafori, isole, piattaforme) sclerotizzano la circolazione aumentando l’inquinamento.

 A Perugia, da almeno trent’anni, è stato realizzato un marciapiede mobile con relative scale, così come oramai nei collegamenti interni dei maggiori aeroporti europei. Bologna in particolare ha una conformazione tale per cui tutte le strade di accesso alla città convergono al centro a raggiera. A grandi linee si potrebbe ipotizzare la realizzazione di una rete di marciapiedi mobili che consentirebbero il trasporto di grandi quantità di persone in tempi inferiori a quello impiegato facendo uso degli attuali mezzi. La progettazione di un siffatto sistema potrebbe essere commissionata   all’Università  ed agli istituti tecnici cittadini, istituendo concorsi di idee/prototipi, pensando anche alla modularità possibile di elementi standard collegabili gli uni agli altri con una facilità quindi di manutenzione/intervento. Per la costruzione e i montaggi di questi manufatti è facile pensare che inevitabilmente si determinerebbe un impegno di lavoro per migliaia di persone con il recupero di tecniche e professionalità di cui la città fino ad un recente passato era già dotata (es. SASIB, Calzoni, Corazza, SABIEM, officine Casaralta ecc..).
 La eventuale proposta e commercializzazione di tali manufatti al resto del mondo non sarebbe affatto un’idea pellegrina, tanto più se la realizzazione fosse, come si può pensare, arricchita di tutti quegli accorgimenti (sistemi di sicurezza, eventuali ingressi/ uscite a controllo elettronico ecc.) fino ad arrivare alla protezione dal  freddo o dalla pioggia nei tratti più esposti, rendendo attraente il risultato di un’offerta  di cui l’inventiva italiana è capace.    L’idea del nastro trasportatore e delle scale mobili non sarebbe tanto innovativa quanto quella di elementi standard aggiungibili da mettere in opera sul posto senza troppi lavori di adattamento se non quello di far trovare un piano adatto alla posa di ogni singolo modulo dotato di una base autoportante. Naturalmente,  valutando le condizioni di  una città come Bologna con diverse vie intersecanti, la lunghezza dei singoli percorsi dovrebbe utilmente essere limitata  e questo, per contro, consentirebbe al pedone di arrivare molto vicino alla sua meta senza dovere ripercorrere lunghi tratti a piedi. Altro fattore positivo sarebbe quello della complementarietà  all’interno del progetto dei singoli componenti tale da consentire percorsi costruttivi iterativi,  soddisfacendo per prime le zone di maggiore interesse e completando via via il progetto definitivo, ma potendo sfruttare, anche durante l’iter dei lavori, un riscontro positivo che non potrebbe di certo mancare.
 Negli ultimi anni la città si è affermata come meta turistica, inversamente a quello che  era avvenuto in passato e la facilità di visita e trasferimento costituisce un deterrente molto forte per un escursionista. Dal punto di vista dell’inquinamento, diminuirebbero   le emissioni di anidride carbonica e di protossido di azoto dovute al traffico di veicoli inquinanti e la salubrità dell’aria  ne avrebbe un forte beneficio con risvolti positivi sulla salute dei cittadini. Si creerebbero le condizioni per un migliore sfruttamento dei tempi di fruizione del centro città per la mancanza di orari fissi ed obbligati dalla frequenza dei mezzi di trasporto con il recupero dei tempi morti in attesa del passaggio o delle coincidenze degli stessi.
Insomma ci si troverebbe come in effetti lo siamo nostro malgrado in una realtà avveniristica ma più vicina alle esigenze dei cittadini con una vera rivoluzione sul modo di vivere la città con la soddisfacimento di esigenze e pretese diverse, il che avrebbe un forte impatto sui fattori economici e quindi una occasione per immaginare di  governare ciò che la globalizzazione  ci ha impedito di gestire portando gli interessi economici e decisionali su altre parti del mondo.-

 

Vittorio Scagliarini

 

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